Il sesto giorno Dio creò l’uomo. Poi creò la donna.
Poi creò di nuovo l’uomo, che l’altro era scappato
Protagonista
di questo giovanissimo testo di David Javerbaum (ha debuttato a
Broadway nel maggio 2015 con l’interpretazione della star televisiva Jim
Parsons per venir affidato in Italia al bellissimo talento comico di
Roberto Ciufoli.) è proprio Lui, il Signore di Tutte le Cose, il Pezzo
Grosso, Dio in persona.
Un
Dio che, anche se tecnologicamente all’avanguardia, viene dritto dritto
dall’Antico Testamento, con la sua carica di violenza e di indifferenza
ma che anziché manifestarsi sotto forma di roveto ardente sceglie i
panni di un attore comico di fama televisiva. Accompagnato da due angeli
alati: Gabriele, un tutt’uno con una bibbia di Gutenberg che annuncia
il nuovo dettato divino, e Michele che con un microfono intercetta le
domande degli spettatori in platea, torna sulla terra per annunciare al
Genere Umano i suoi nuovi 10 comandamenti così da porre “per sempre
fine ad ogni incertezza su ciò che io desidero davvero dall’umanità e
che ha causato tanta amarezza e odio fra voi nel corso dei millenni-
tutte cose che ho trovato molto lusinghiere. Di nuovo grazie. Per me ha
significato molto”.
È
questo l’incipit del geniale impianto drammaturgico di Javerbaum nel
quale è lo stesso Dio a mettere in guardia dai tragici rischi che
prendere sul serio le parole di un “Celebre bestseller che ha sbancato il mercato dell’editoria”
ancora oggi comporta. Il Padreterno si preoccuperà allora di spiegare
il vero senso delle sue stesse parole, anche se lo sforzo espressivo del
Creatore ha vita breve. L’Onnipotente è soprattutto seccato e iracondo
che le cose non abbiano funzionato nell’Universo che ha creato e ben
presto rivelerà le sue vere intenzioni presentando il progetto di un
Universo nuovo, dove il male è finalmente estirpato e il bene premiato,
un altro Paradiso Terrestre dove ricominciare da capo. “È molto
meglio, credetemi. Francamente, è la dimostrazione di quello che succede
se lavori su un progetto per più di sei giorni.”
Il
tema di fondo della pièce (tratta da un libro di successo che fa
seguito ad un celebre account di Twitter @TheTweetOfGod), pur
nell’acutezza del suo impianto comico, è molto incisivo. Immaginare
Domineddio come interprete di un One Man Show teologico è una bellissima
sfida ad ogni verosimiglianza nella quale non è assente, nel fuoco di
fila di battute folgoranti, un’aria di apocalisse che traduce il
sentimento di disperata allegria che accompagna i nostri giorni. È
un’eco pasoliniana a fare da basso continuo all’impianto di commedia
brillante, con il terzetto alato sempre in bilico fra balordaggine e
tenerezza, sempre nell’incertezza se ci si trovi di fronte ad una
scalcinata compagnia di guitti o a una miracolosa apparizione divina. Ma
non è forse sempre così con l’idea di Dio, nel dubbio che ciò che
sembra disvelarlo altro non sia che un trucco da quattro soldi?
Note di regia
Dio
scende sulla terra per parlare con gli uomini consapevole che il suo
rapporto con loro non sia perfetto, e proprio per accattivarsi la loro
simpatia, sceglie di prendere i panni di un comico della televisione…
In
‘Paradiso 2.0’ l’Onnipotente viene a spiegare quelle che sono le sue
ragioni agli esseri umani, portando loro 10 nuovi comandamenti, che
aggiornando i precedenti 10 intendono spiegare ciò che egli desidera
davvero dall’umanità.
Il
pubblico si trova ad essere al centro di questa iniziativa celeste,
chiamato direttamente in causa in un teatro nel quale Dio, nei panni di
Roberto Ciufoli approda, accompagnato da due Arcangeli alati, Gabriele e
Michele.
L’acida
comicità del testo e un impianto scenografico underground avvicinano il
Dio di Roberto Ciufoli al pubblico a cui si rivolge; delle principali
faccende della Bibbia egli racconta i retroscena, che se non sono
riportati nei testi sacri è per via di certe “libertà” che ci si è presi
nello scriverli, introducendo così il principio che nulla è certo,
nemmeno il Testo Sacro per eccellenza.
Ironico,
feroce e spregiudicato questo Dio da antico testamento rifiuta così di
prendersi le sue evidenti responsabilità per il modo in cui va il mondo.
E mentre le domande fondamentali che disegnano il rapporto fra Dio e
gli uomini risuonano in teatro, domande cariche di dubbi e di dolore per
le quali tutti aspettano risposta, Dio si defila con un sofismo:
l’onniscienza è una condizione variabile.
Dio
decide cosa vale la pena di sapere e cosa no e, così facendo, si
sottrae all’incarico di intervenire per sistemare le cose, punire i
torti, premiare i giusti. Il mondo è un posto difficilissimo da
governare, tale è il caos e la confusione morale e materiale che anche
Dio ne prende le distanze, dichiarandosi inidoneo a continuare a
svolgere il suo lavoro di divinità e risolvendo la situazione con un
inaspettato colpo di scena.
Ma detto in confidenza, quale Dio si prenderebbe in carico questo mondo? Qualcuno riesce a dargli torto se se ne chiama fuori?
Sì
certo, si potrebbe obiettare che è lui ad averlo creato ma, come si
dice, è complicato fare ipotesi quando si tratta di decidere se sia nato
prima l’uovo o la gallina.
Nicoletta Robello Bracciforti
Durata: 1 ora e 40’
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