La comicità è una cosa meravigliosa
L’anatra
all’arancia è una bellissima storia universale di un uomo e di una
donna e di come il protagonista si inventi un modo per riconquistare la
moglie che lo ha tradito e che amava, architettando un piano per
dimostrarle che lui è il suo unico amore anche dopo 25 anni – racconta
Luca Barbareschi.
Spettacolo
cult del teatro comico, titolo emblematico di quella drammaturgia che
suscita comicità con classe e attraverso un uso sapiente e sottile della
macchina teatrale, la pièce viene proposta in questa stagione in una
moderna edizione, impreziosita da un cast di primi nomi: Luca
Barbareschi – che firma anche la regia – Chiara Noschese, Ernesto
Mahieux, Gianluca Gobbi e Margherita Laterza animeranno l’ingranaggio
della commedia sostenendo il ritmo e la vorticosa energia dello
spettacolo con la precisione di una partitura musicale.
Questa commedia ha una profondità ed un’intelligenza straordinarie - spiega il regista -
ha la stessa potenza di ‘Chi ha paura di Virginia Woolf?’ ma, a
differenza del testo di Albee, ha una struttura narrativa molto
divertente, che aiuta a veicolare concetti profondi con la risata. Ho
riadattato la scrittura usando due grandi scienze, la psicologia e
l’antropologia, studiando atteggiamenti, movimenti e nevrosi che
caratterizzano le nostre abitudini.
Gilberto
e Lisa sono una coppia sposata da venticinque anni; più che dal logorio
della routine, il loro ménage è messo in crisi dalla personalità di
lui, egoista, egocentrico, incline al tradimento, vittima del proprio
essere un clown che finisce per stancare chi gli sta intorno.
Esasperata, Lisa si innamora di Volodia, tutto l’opposto del marito, un
russo di animo nobile, un romantico sognatore che ha scelto di
trascorrere la sua vita in Lucania.
Punto sul vivo, Gilberto studia una
strategia di contrattacco e organizza un week-end a quattro, in cui Lisa
e il suo amante staranno insieme a lui e alla sua attraente segretaria,
Chanel Pizziconi, un misto tra scemenza e genialità. Il tutto sotto gli
occhi di un sempre più interdetto cameriere, un cechoviano personaggio
che, come una sorta di fantasma, si aggira per la casa e si rivelerà il
deus ex machina della storia.
L’imprevedibile
piano di Gilberto, che al principio sembra sgangherato, è ricco di
imprevisti e colpi di scena che si susseguono fino all’ultimo istante.
Una vicenda leggera e piacevole che conquista lo spettatore con la
simpatia dei personaggi, le soluzioni effervescenti e mai banali, i
dialoghi gustosi e irresistibili ma mai privi di eleganza, e,
naturalmente, l’interpretazione degli attori che in simili gioielli
della concezione comica trovano un banco di prova per nulla scontato.
Ciò
che muove il meccanismo di questa storia è l’incomprensione, l’egoismo,
non la gelosia. Parliamo di una macchina perfetta, di dialoghi
d’autore, in cui si scandaglia l’animo umano e le complesse dinamiche di
coppia – prosegue Barbareschi. E aggiunge,
l’happy ending arriva benefico dopo due ore di spettacolo durante le
quali la psicologia maschile e quella femminile permettono al pubblico
di identificarsi con i protagonisti. Una volta riconosciuti i propri
errori e quelli del partner, Gilberto e Lisa affermano ‘noi due non sarà
mai perfetto lo sai, ma sarà noi due’.
La
commedia, scritta nei primi anni Settanta, è opera dello scozzese
Williams Douglas Home, poi adattata dal celebre autore teatrale francese
Marc Gilbert Sauvajon. Del 1973 è un’edizione rimasta storica, diretta e
interpretata da Alberto Lionello al cui fianco recitava Valeria Valeri.
Celebre è anche la versione cinematografica che vantava
l’interpretazione di Ugo Tognazzi e Monica Vitti, nei panni della coppia
protagonista con la regia di Luciano Salce.
Non
ho voluto rifarmi ai vecchi modelli ma sicuramente mi ritrovo negli
straordinari artisti che prima di me hanno affrontato questi ruoli, per
tempi comici e per il sottile cinismo. Sono felice di mantenere la
tradizione riprendendo un modello che è diventato un cult. Del resto la
comicità è una medicina meravigliosa per elaborare il “dolore”.
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