28.
TRIESTE FILM FESTIVAL
20-29
gennaio 2017
www.triestefilmfestival.it
Torna dal 20 al 29 gennaio il TRIESTE FILM FESTIVAL, primo e
più importante appuntamento italiano con il cinema dell'Europa centro
orientale, giunto quest'anno alla 28. edizione, diretta
da Fabrizio Grosoli e Nicoletta
Romeo: nato alla vigilia della caduta del Muro di Berlino (l'edizione
"zero" è datata 1987), il festival continua ad essere da quasi
trent'anni un osservatorio privilegiato
su cinematografie e autori spesso poco noti – se non addirittura sconosciuti –
al pubblico italiano, e più in generale a quello “occidentale”.
Più che un
festival, un ponte che mette in contatto le diverse latitudini dell'Europa del
cinema, scoprendo in anticipo nomi e tendenze destinate ad imporsi nel panorama
internazionale.
Ad aprire il festival sarà,
venerdì 20 gennaio, l’anteprima fuori concorso di THE TEACHER, il nuovo film di Jan
Hřebejk (autore candidato all'Oscar per il miglior film straniero nel 2000
con Divided We Fall), prossimamente
in uscita nelle sale italiane distribuito da Satine Film. Un apologo, ispirato
a una storia vera, venato di umorismo grottesco capace di trascendere ogni
coordinata di regime politico (siamo a Bratislava, nella Cecoslovacchia del
1983 che inizia a sbirciare oltre la cortina di ferro e il Socialismo reale)
attraverso una memorabile figura di insegnante soltanto all’apparenza mite e
rassicurante… Un ruolo che è valso all’interprete Zuzana Mauréry il premio per
la migliore attrice all’ultimo Festival di Karlovy Vary.
La chiusura sarà invece affidata all’ultimo film di
Emir Kusturica, ON THE MILKY ROAD: una storia d’amore “bigger
than life”, sullo sfondo di una non meglio precisata guerra civile (che non può
non far pensare, però, al conflitto jugoslavo), interpretata dallo stesso
Kusturica e da Monica Bellucci, nei panni di una misteriosa donna italiana… Un
film che conferma il talento visivo dell’autore di Underground, un
cineasta che come pochi altri ha saputo creare negli ultimi trent’anni un
immaginario inconfondibile.
Nucleo centrale del programma si
confermano i tre concorsi internazionali dedicati a lungometraggi, cortometraggi e documentari:
a decretare i vincitori, ancora una volta, sarà il pubblico del festival.
Dieci i film, tutti in anteprima italiana, che compongono il Concorso internazionale lungometraggi. Il
“passato che non passa”, e un punto di vista al femminile, sono i fili rossi
che uniscono le due produzioni provenienti dall’area della ex Jugoslavia: A GOOD WIFE (Dobra žena / Una brava
moglie), esordio alla regia dell’attrice serba (qui anche protagonista) Mirjana Karanović, e ON THE OTHER SIDE (S one strane /
Dall’altra parte) del croato Zrinko
Ogresta (uscirà prossimamente nelle sale italiane con Cineclub
Internazionale Distribuzione).
Nel primo, ispirato a una storia vera, una donna
di 50 anni, Milena, deve fare i conti con la scoperta di una pagina oscura
della vita del marito, oggi imprenditore immobiliare ma ieri responsabile di un
eccidio di civili; nel secondo, Vesna è una donna che lavora come infermiera a
Zagabria, dove si è trasferita venti anni prima con il figlio e la figlia, dopo
che il marito Žarko è stato condannato per crimini di guerra…
L’emigrazione si affaccia
quest’anno in una doppia veste: se il greco AMERIKA SQUARE (Plateia Amerikis / Piazza Amerika) di Yannis Sakaridis intreccia tre storie
sullo sfondo di una città che – come spiega il regista – somiglia sempre di più
a “una moderna Casablanca dove migliaia
di persone aspettano un pezzo di carta, un passaporto falso o un posto su un
camion, su una barca, su qualsiasi mezzo li trasporti nell'Ovest dell'Europa”,
il rumeno BY THE RAILS (Dincolo de
calea ferată / Lungo i binari) di Cătălin
Mitulescu racconta il ritorno in patria di Adrian, che – partito un anno
prima per lavorare in Italia e aiutare finanziariamente la famiglia – al
rientro trova ad aspettarlo una moglie che stenta a ricambiare il suo affetto e
un figlio cresciuto troppo in fretta.
È – in parte – la storia di un
ritorno a casa, e di due famiglie mai state troppo in sintonia, anche quella
raccontata dall’ungherese IT’S NOT THE
TIME OF MY LIFE (Ernelláék Farkaséknál / Non è il periodo migliore della
mia vita), diretto e interpretato da Szabolcs
Hajdu: un film a basso costo (girato a casa del regista, con una troupe di
studenti dell’Università di Budapest e un cast artistico perlopiù di amici e
parenti) che si è imposto come un vero e proprio “caso”, conquistando a Karlovy
Vary il Grand Prix come miglior film e il premio per la migliore
interpretazione maschile.
Applaudito a Karlovy Vary (e
premiato, per la migliore regia) anche lo sloveno NIGHTLIFE (Nočno življenje / Vita notturna) di Damjan Kozole, storia di un incidente che in un istante cambia la
vita di una coppia benestante di Lubiana, costringendo una donna a confrontarsi
con le proprie paure più profonde e a infrangere le leggi morali difese fino ad
allora.
La Bulgaria si presenta con i
suoi autori più affermati, Kristina
Grozeva e Petar Valchanov, che
dopo il successo internazionale di The
Lesson firmano con GLORY (Slava
/ Gloria), nelle sale italiane ad aprile 2017 distribuito da I Wonder Pictures,
il ritratto di un Paese preda di una corruzione diffusa e di una impietosa
disparità sociale.
La Repubblica Ceca guarda ad uno
sconvolgente episodio del proprio drammatico passato con I, OLGA HEPNAROVÁ (Já, Olga Hepnarová / Io, Olga Hepnarová) di Tomáš Weinreb e Petr Kazda, che ricostruisce il caso di Olga Hepnarova, una ragazza
omosessuale di 22 anni che, rifiutata dalla famiglia e dalla società, il 10
luglio 1973 decide di “vendicarsi” abbattendosi con un camion su una fermata
dell’autobus del centro di Praga e uccidendo otto persone. Due anni dopo sarà
impiccata, ultima donna a essere condannata a morte in Cecoslovacchia.
Un fatto di cronaca nera è alla
base del polacco PLAYGROUND (Plac
Zabaw / Parco giochi) di Bartosz M.
Kowalski, che osserva una “ordinaria” esplosione di violenza adolescenziale
in un pomeriggio noioso e solo apparentemente tranquillo.
L’Italia e l’Austria, infine, con
la coproduzione MISTER UNIVERSO di Tizza Covi e Rainer Frimmel: gli autori di La
Pivellina continuano a perseguire un cinema soltanto all’apparenza
immediato e semplice, frutto in realtà di un lavoro lungo e meditato.
Ambientato nel mondo del circo, il film segue il viaggio attraverso l’Italia
del giovane domatore di leoni Tairo alla ricerca di Arthur Robin, carismatico
Mister Universo degli anni ’50. Prossimamente nelle sale con Tycoon
Distribuzione.
Altri cinque, oltre ai citati The Teacher e On
the Milky Road, i lungometraggi fuori concorso selezionati come Eventi Speciali di questa edizione: a cominciare dall’omaggio
postumo a un autore, Andrzej Wajda, cui il Festival ha sempre guardato
non soltanto con attenzione ma con autentica devozione. Il suo AFTERIMAGE
(Powidoki), ritratto del grande pittore Władysław Strzemiński perseguitato dal
regime per il suo rifiuto di scendere a compromessi con le dottrine del
realismo socialista, è l’ultimo regalo di un gigante del cinema ma anche di uno
straordinario testimone della storia europea del XX secolo.
È un’autentica riscoperta, favorita dal restauro
promosso dallo Slovenian Film Centre, quella di THE VALLEY OF PEACE
(Dolina miru), uno dei classici del cinema sloveno del secondo dopoguerra:
firmato dal futuro candidato all’Oscar France Štiglic, il film – una
“favola bellica” ad altezza di bambino sulla fuga dalla guerra di due orfani,
la tedesca Lotti e lo sloveno Marko, aiutati da un pilota americano di colore –
fu presentato nel 1957 in concorso al Festival di Cannes, dove il protagonista
John Kitzmiller (dimenticato interprete anche di tanto cinema italiano, da Vivere
in pace di Luigi Zampa a Luci del varietà di Lattuada e Fellini)
vinse il premio come miglior attore “sbaragliando” avversari del calibro di
Gary Cooper e Max von Sydow.
E, a proposito di Cannes, uno speciale omaggio al
suo protagonista Omero Antonutti (con la pubblicazione di un volume di
Guido Botteri edito da Comunicarte Edizioni & TSFF) sarà l’occasione per
celebrare a Trieste il quarantesimo anniversario della Palma d’oro a PADRE
PADRONE di Paolo e Vittorio Taviani.
Il Festival è inoltre felice di ospitare la
consegna di un premio di nuova istituzione, quello promosso dal Sindacato
Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) per segnalare il “Miglior
film italiano dell’anno”. A vincere la prima edizione è FAI BEI SOGNI di
Marco Bellocchio, protagonista il 28 gennaio di un incontro con il
pubblico. “Trieste – spiega Franco Montini, presidente del SNCCI – apre il
calendario cinematografico dell'anno nuovo e ci sembra quindi il luogo ideale
per un riconoscimento che premia il meglio dell'annata appena trascorsa”.
In collaborazione con Muggia Teatro, inoltre, il
Trieste Film Festival ospita la proiezione di THESE ARE THE RULES (Takva
su pravila / Queste sono le regole) di Ognjen Sviličić: un’occasione per
approfondire la conoscenza di uno dei più importanti attori della scena e del
cinema bosniaci, Emir Hadžihafizbegović, premiato proprio per questo
film alla 71. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e già
interprete di titoli come Papà è in viaggio d’affari di Emir Kusturica, Karaula
di Rajko Grlić e Il segreto di Esma di Jasmila Žbanić.
Il Concorso internazionale Documentari propone undici titoli, tutti in
anteprima italiana.
Come
affrontare la “propria” storia di guerra? E come fare in modo che i nostri
figli non siano costretti a portare questo peso? A queste e altre domande prova
a rispondere Lidija Zelović nel suo MY OWN PRIVATE WAR, un viaggio
interiore attraverso i ricordi, i luoghi e le persone che ama. Nata a Sarajevo,
fuggita nel 1993 nei Paesi Bassi, Zelović ha sempre continuato a indagare la
guerra, fino a rendersi conto che la guerra è “dentro” le persone. Anche dentro
di sé.
Ancora un
teatro di guerra, l’Ucraina raccontata da Peter
Entell in COMME LA ROSÉE AU SOLEIL:
un secolo fa i nonni del regista sono dovuti fuggire da quella terra dilaniata
dai massacri. Cento anni dopo, lo stesso nazionalismo distruttivo: la gente
continua a uccidere in nome della madre patria, della bandiera, della cultura,
della religione... Da un posto di blocco all'altro, Entell ci porta dagli
ucraini lealisti ai separatisti filo-russi, senza voler stabilire chi abbia
ragione e chi torto, ma parlandoci della follia umana che si tramanda dall'alba
dei tempi.
Ci voleva
una regista serba, Tamara von Steiner,
da anni residente in Sicilia, per raccontare in CONTROINDICAZIONE un luogo sconvolgente come l’ospedale
psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina,
chiuso nel 2015, una sorta di sistema invincibile, di entità indipendente per
la quale nessuno si assume alcuna responsabilità e che distrugge le vite e la
dignità umana.
E certo
non può non fare effetto mettere a confronto, e trovare più di un punto di
contatto, tra questa vergogna tutta italiana e l’istituto neuropsichiatrico che
in Siberia “accoglie”, dopo l’infanzia in orfanotrofio, Julija e Katia, le
protagoniste di MANUEL DE LIBÉRATION
di Aleksandr Kuznecov: la strada per
riconquistare i propri diritti, affrontando la terribile burocrazia russa, è
lunga e difficile. Il regista segue la vita delle due donne: la loro routine
quotidiana, qualche breve momento di piacere, i ricordi più dolorosi, l'attesa
per la decisione del tribunale, nuove prove, delusioni e nuove speranze.
Un
approccio diametralmente opposto al tema del disturbo mentale è quello indagato
dal ceco Miroslav Janek nel suo NORMAL AUTISTIC FILM (Normální
autistický film / Un normale film autistico) attraverso le storie di cinque
ragazzi straordinari che la società ha etichettato, senza mezzi termini, come
“autistici”: ma se smettessimo una volta per tutte di considerare l’autismo
come un problema medico, trattandolo invece come un modo di pensare magari
difficilmente decifrabile ma sicuramente affascinante?
E, a
proposito di ragazzi straordinari, come altro definire la giovane Ola,
protagonista del polacco COMMUNION
(Komunia / La comunione) di Anna Zamecka?
Quando gli adulti sono incapaci, i bambini devono crescere in fretta, e Ola, a
14 anni, già si prende cura del padre e del fratello: la madre vive altrove, si
sentono solo per telefono. La comunione del fratello diventa così per Ola
l’occasione per organizzare una festa perfetta che riunisca finalmente la sua
famiglia.
Dalla
Bulgaria arriva un film che ci aiuta a riflettere sulla percezione della
cosiddetta “emergenza immigrati” nell’Europa dell’est, THE GOOD POSTMAN di Tonislav
Hristov, storia di un postino che in un piccolo paese al confine con la Turchia
si candida a sindaco con un programma “rivoluzionario”: ridare vita al
villaggio ormai morente accogliendo i rifugiati. Peccato che non tutti siano
d’accordo, a cominciare dai nostalgici del comunismo.
Cosa ci
fa una scienziata lituana tra le montagne del Kazakistan? THE WOMAN AND THE GLACIER (Moteris ir ledynas / La donna e il
ghiacciaio) di Audrius Stonys
racconta la vita solitaria, a 3500 metri sopra il livello del mare, di Aušra
Revutaite, impegnata da trent’anni nello studio dei cambiamenti climatici nel
ghiacciaio Tuyuksu.
Si muove
tra realtà e finzione, mischiando volutamente le carte del vero e del
verosimile, HOUSTON, WE HAVE A PROBLEM
(Huston, imamo problem! / Houston, abbiamo un problema!) di Žiga Virc, che approfitta di uno dei
temi più cari ai teorici della cospirazione – la corsa allo spazio – per
portare alla luce il mito dell’accordo multimiliardario dietro l’acquisto da
parte degli Stati Uniti del programma spaziale segreto di Tito, all’inizio
degli anni ’60.
Due film,
infine, che da prospettive diverse si confrontano con l’orrore della Seconda
guerra mondiale: da una parte la quotidianità di chi di quegli orrori fu
testimone se non complice, seppure dietro a una scrivania, come Brunilde
Pomsel, la segretaria, stenografa e dattilografa di Joseph Goebbels, che oggi,
a 105 anni, per la prima volta si racconta in A GERMAN LIFE (Ein Deutsches leben / Una vita tedesca) di Christian Krönes, Olaf S. Müller, Roland
Schrotthofer e Florian Weigensamer,
in uscita nelle sale italiane il 27 gennaio distribuito da Wanted Cinema;
dall’altra le vittime, come i rom e i sinti del cui Olocausto poco o nulla si
sa, e che viene ora raccontato da A HOLE
IN THE HEAD (Diera v hlave / Un buco in testa) di Robert Kirchhoff.
Tre i
documentari fuori concorso, a cominciare dalla prima mondiale di TRIESTE, YUGOSLAVIA di Alessio Bozzer, che attraverso un
mosaico di materiali d’archivio, storie e testimonianze ricostruisce gli anni
in cui Trieste divenne per tutti gli abitanti dell’allora Jugoslavia la meta
prediletta per lo shopping e in particolare per il capo d’abbigliamento simbolo
degli anni 70 e 80, i blue jeans.
Con BEYOND BOUNDARIES l’austriaco Peter Zach firma un roadmovie che
viaggia sui confini e sugli abitanti dell'Europa Centrale e che, accompagnato
dai testi del noto poeta sloveno Aleš Šteger, diventa una meditazione
filosofica su qualcosa che potremmo perdere: l’Europa.
Dalla
Polonia arriva ALL THESE SLEEPLESS
NIGHTS di Michał Marczak, che
sarà distribuito in Italia da I Wonder Pictures a maggio 2017: premiato per la
migliore regia al Sundance 2016, il film – con uno stile liberissimo che
ricorda le Nouvelle Vague degli anni ’60 – racconta una Varsavia sospesa fra il
suo traumatico passato e un futuro alimentato da una nuova generazione piena di
energia.
Sono
18 i cortometraggi in concorso per il Premio TsFF Corti: tra questi, il greco FOX di Jacqueline
Lentzou, premiato dalla giuria dei Giovani all’ultimo Festival di Locarno;
lo sloveno GOOD LUCK, ORLO! di Sara
Kern, già in concorso alla Mostra di Venezia; il georgiano LETHE di Dea
Kulumbegashvili, presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di
Cannes; il serbo TRANSITION di Milica Tomović, miglior corto al Festival
di Sarajevo. L’Italia è rappresentata quest’anno da MOSTRI del
fiorentino Adriano Giotti: Alex ha quasi quaranta anni, si è
disintossicato dalla droga da tempo, ma suo padre, che gli è rimasto accanto
ogni giorno, ha paura che il figlio possa ricadere di nuovo. Soprattutto ora
che deve dare l’addio al cane, l’unico essere a cui Alex tiene davvero.
Si
conferma anche quest’anno l’attenzione per l’animazione, con una vetrina fuori
concorso dove trova posto anche – in prima assoluta – l’italiano CONFINO
di Nico Bonomolo, la storia di un uomo che grazie al potere dell’arte
saprà affrancarsi dal confino impostogli dalla dittatura fascista.
Promossa in collaborazione con Sky Arte, che
premierà uno dei film della sezione attraverso l’acquisizione e la diffusione
sul canale, TriesteFF Art&Sound propone quest’anno sei titoli in anteprima che
esplorano i più diversi ambiti artistici: il russo ACT AND PUNISHMENT (Vystuplenie
I Nakazanie / Azione e punizione) di Evgenij Mitta, sulla nascita
del gruppo delle Pussy Riot; DOOMED BEAUTY (Zkáza Krásou / Bellezza
dannata) di Helena Třeštíková e Jakub Hejna, ritratto della
controversa diva del cinema cecoslovacco Lída Baarová; l’austriaco CHILDREN
(Kinders / Bambini) di Arash e Arman T. Riahi, sul programma di
educazione musicale “((Superar))” che aiuta bambini e giovani che provengono da
condizioni di vita problematiche e disagiate a superare barriere personali e
sociali condividendo l'esperienza di far parte di un'orchestra e di un coro; KOUDELKA
SHOOTING HOLY LAND di Gilad Baram, che ci accompagna nel viaggio del
celebre fotografo ceco in Israele e Palestina; LIBERATION DAY di Uģis
Olte e Morten Traavik (distribuito in Italia da Wanted Cinema), che
segue l’arrivo in Corea del Nord della band di culto slovena dei Laibach, primo
gruppo rock occidentale a esibirsi nel Paese; e THE LAST FAMILY
(Ostatnia Rodzina / L’ultima famiglia) di Jan P. Matuszyński, una sorta
di “black comedy” sulla vera e bizzarra storia del pittore polacco Zdzisław
Beksiński e della sua famiglia.
Con le Sorprese di genere, anche
quest’anno, si va alla scoperta del cinema più “popolare”, che si confronta col
grande pubblico (e con i codici, appunto, dei generi cinematografici:
quest’anno in particolare la commedia, in molte delle sue declinazioni).
Quattro i film in programma: KILLS ON
WHEELS (Tiszta Szívvel / Assassini a rotelle) di Attila Till, commedia d’azione su una gang in sedia a rotelle che
ha sbancato i botteghini ungheresi; il tragicomico thriller estone MOTHER (Ema / Madre) di Kadri Kõusaar, presentato in concorso
al Tribeca l’anno scorso; la commedia montenegrina THE BLACK PIN (Igla Ispod Praga / La spilla nera) opera prima di Ivan Marinović; e il russo ZOOLOGY (Zoologiya / Zoologia) di Ivan I. Tverdovskij, storia di una
donna che lavora allo zoo, e della coda che – spuntata all’improvviso – le
cambia la vita.
Il consueto Focus “nazionale” si allarga
quest’anno a un’area geografica, quella delle Repubbliche del Baltico. In programma, oltre ai
titoli sparsi nelle altre sezioni (l’estone Mother nelle Sorprese di
genere, il lettone Liberation Day in Art&Sound, il lituano The Woman
and the Glacier nel Concorso documentari), altre tre proposte. Il
lettone MELLOW MUD (Es Esmu Šeit /
Melma) di Renārs Vimba, ritratto –
premiato alla scorsa Berlinale – di una giovane donna, determinata e piena di
risorse, che si rifiuta di abbandonare i propri sogni nonostante le avversità
della vita; il documentario / racconto poliziesco MY FATHER THE BANKER (Mans Tēvs Baņķieris / Mio padre il banchiere)
di Ieva Ozoliņa, storia di un uomo
d’affari di successo che scompare dalla Lettonia negli anni ’90, per poi
riapparire 15 anni dopo; e THE SAINT
(Šventasis / Il Santo) di Andrius
Blaževičius, che sullo sfondo della crisi economica lituana degli anni ’90
racconta la ricerca da parte del disoccupato Vytas e del suo amico Petras del
ragazzo che ha postato su Youtube un video in cui afferma di aver visto Gesù
nella loro città.
Per il secondo anno
consecutivo il festival continua a esplorare il Nuovo cinema rumeno, presente in molte sezioni e
protagonista di uno speciale spazio di approfondimento dove trovano spazio SCARRED HEARTS (Inimi Cicatrizate /
Cuori sfregiati) di Radu Jude,
tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Max Blecher e vincitore del
Premio speciale della Giuria all’ultimo Festival di Locarno, e soprattutto SIERANEVADA, il nuovo film di Cristi Puiu, tra i
“vincitori” morali dell’ultimo Festival di Cannes e presto nelle sale italiane
distribuito da Parthénos. Considerato a ragione il “padre” del nuovo cinema
rumeno, Puiu sarà per la prima volta al Trieste Film Festival (dove nel 2006
vinse il premio come miglior film con il suo primo grande successo, The Death of Mr. Lazarescu), per
presentare il film e tenere un masterclass che già si annuncia tra gli eventi più
attesi del festival.
Altrettanto attesa è
l’altra masterclass di questa
edizione, che vedrà protagonista il documentarista russo Vitalij Manskij,
vincitore lo scorso anno del premio come miglior documentario per Under the Sun e quest’anno al centro di
un omaggio in 8 film che attraversa la sua vasta filmografia, da Cuts of Another War (1993), passando per
Bliss (1996), Private Chronicles. Monologue (1999), Broadway. Black Sea (2002), Gagarin's
Pioneers. Our Motherland (2004), Virginity
(2008) e Patria o muerte (2011), fino
all'ultimo Close Relations (2016), forse il più “autobiografico” dei suoi
lavori: un viaggio attraverso l'Ucraina (dove il regista è nato, a Leopoli, nel
1963) per capire cosa è accaduto dopo la rivoluzione di Piazza Maidan, e quanto
la rivoluzione abbia segnato anche la propria famiglia, sparsa in tutto il
Paese, da Leopoli a Odessa, dalla zona separatista del Donbass a Sebastopoli in
Crimea. Un film profondamente attuale, che al tempo stesso si fa indagine sul
passato e la Storia, cercando di capire le ragioni profonde del conflitto
russo-ucraino. Un'indagine che, come e più dei film precedenti, ha attirato su
Manskij l'aperta ostilità del governo russo.
Confermata anche quest’anno la formula del Premio Corso Salani,
che presenta quattro film italiani completati nel corso del 2016 e ancora in
attesa di distribuzione: la dotazione del Premio (2mila euro) va intesa quindi
come incentivo alla diffusione nelle sale del film vincitore. Immutato il
profilo della selezione: opere indipendenti, non inquadrabili facilmente in
generi o formati e per questo innovative, nello spirito del cinema di Salani. I
titoli: UN ALTRO ME di Claudio
Casazza, un anno con i
detenuti per reati sessuali del Carcere di Bollate, quelli che nella subcultura
carceraria sono “gli infami”, spesso separati da tutti e isolati dal resto dei
detenuti; CHI MI HA INCONTRATO NON MI HA VISTO di Bruno Bigoni,
irresistibile mockumentary sul ritrovamento di una misteriosa fotografia di
Arthur Rimbaud, dalla quale potrebbero emergere conclusioni rivoluzionarie
sulla vita e le opere del poeta; LA NATURA DELLE COSE di Laura
Viezzoli, immersione emotiva e filosofica in quel prezioso periodo
dell’esistenza che è il fine vita, attraverso un anno d’incontri e dialoghi tra
l’autrice e il protagonista, malato terminale di SLA; e SETTE GIORNI di Rolando
Colla, una storia di attrazione e desiderio che travolge un uomo e una
donna – interpretati da Bruno Todeschini e Alessia Barela – che si incontrano
per la prima volta su un’isola siciliana.
Fuori concorso si
vedranno inoltre cinque documentari brevi realizzati a Napoli nell’ambito del
progetto Filmap “Atelier di cinema del reale”, con la direzione pedagogica di
Leonardo Di Costanzo e il coordinamento di Antonella Di Nocera: 'A MAZZAMMA
di Ennio Eduardo Donato, ANTONIO DEGLI SCOGLI di Alessandro
Gattuso, LA BARCA di Luisa Izzo, CRONOPIOS di Doriana
Monaco e UN INFERNO di Camilla Salvatore.
Giunto alla 7. edizione, When East Meets West propone da
quest’anno una formula rinnovata: un doppio focus su una regione europea
dell’Est e su una dell’Ovest, che mira ad aprire nuovi orizzonti nel multiforme
panorama cinematografico europeo e si basa su un reciproco interesse delle due
aree geografiche in esame. Ad inaugurare questo nuovo format sono state scelti
la Francia per il versante occidentale e i Paesi Baltici (Estonia, Lettonia e
Lituania) per quello orientale. Questo significa che WEMW ha selezionato
produttori dell’Europa orientale con un progetto adatto a coproduzioni con la
Francia (o Italia) e produttori dell’Europa occidentale in cerca di
coproduttori nei Paesi Baltici (o Italia). Inoltre tutti i produttori italiani,
che stanno sviluppando un documentario o un lungometraggio con un potenziale
co-produttivo con le aree in focus, sono stati invitati a partecipare alla
call.
Non ci sono invece cambiamenti per gli spazi
aperti due anni fa: First Cut Lab,
il laboratorio dedicato ai film di fiction in fase di edizione, e Last Stop Trieste, la preziosa
occasione per presentare documentari in un’avanzata fase di montaggio a un
ristretto pubblico di sales agents, responsabili di festival, rappresentanti di
broadcaster.
WEMW è un evento organizzato dal Fondo per l’Audiovisivo del Friuli Venezia
Giulia assieme al Trieste Film
Festival, in collaborazione con EAVE,
Maia workshops, Creative Europe Desk Italia, Eurimages,
e con il supporto di Creative Europe –
MEDIA Programme, MiBACT – Direzione
Generale per il Cinema, CEI
(Central European Initiative), Confartigianato
Udine e Regione Autonoma Friuli
Venezia Giulia. L’edizione 2017 è promossa in collaborazione e con il
supporto del CNC – Centre national du
cinéma et de l’image animée, Estonian
Film Institute, Lithuanian Film
Centre e National Film Centre of
Latvia.
Da segnalare inoltre Born in Trieste, sezione del
festival – aperta quindi al pubblico – dedicata ai film che proprio al When
East Meets West hanno iniziato il loro (fortunato) percorso produttivo: in
programma quest’anno ANIŞOARA di Ana-Felicia Scutelnicu, che segue
l’ultimo anno di adolescenza – e il primo amore – di una ragazza moldava; A TWO WAY MIRROR della croata Katarina Zrinka Matijević, documentario
poetico che in forma di meditazione evoca pensieri e lotte interiori
dell’autrice; il georgiano SEE YOU IN
CHECHNYA di Alexander Kvatashidze,
storia di un aspirante fotografo di guerra nel Caucaso; il bulgaro THE BEAST IS STILL ALIVE di Mina Mileva
e Vesela Kazakova, riflessione sul cuore
della politica contemporanea europea.
Per il quarto anno torna Eastweek – Scriptwriting Workshop for New
Talents.
Nato grazie al sostegno dell’InCE – Iniziativa Centro Europea (CEI), Eastweek,
pur mantenendo la sua vocazione originaria accogliendo i migliori progetti per
lungometraggio degli studenti delle scuole di cinema del centro-est Europa, si
apre anche ai professionisti, diplomati presso le scuole di cinema, rendendo il
Talent Campus del Trieste Film Festival ancora più competitivo.
Si rinnova anche la partnership con il Premio
Internazionale per la Sceneggiatura Mattador dedicato a Matteo Caenazzo, che
organizza il workshop insieme all’associazione Alpe Adria Cinema e che vedrà,
come ogni anno, concludersi all’interno di Eastweek il percorso formativo dei
progetti finalisti al miglior soggetto del Premio Mattador.
Continua la collaborazione con Midpoint –
International Script Development Program di Praga, che garantisce così un
naturale sviluppo al miglior progetto di Eastweek che proseguirà proprio a
Midpoint il suo percorso.
Quest’anno la sezione propone anche un evento
speciale, cioè due cortometraggi realizzati da registe provenienti da Eastweek.
Si tratta di 237 YEARS di Ioana Mischie - progetto che ha già
partecipato alla prima edizione e da cui è stato realizzato un cortometraggio
in preparazione del lungometraggio dallo stesso titolo - e THE CHILDREN WILL COME di Ana
Jakimska, vincitrice della seconda edizione di Eastweek.
La sigla del Trieste Film Festival
2017 è firmata da Fabio Bressan,
designer e videomaker triestino, che si è ispirato all’immagine creata
dall’artista austriaco Andreas Franke
per la 28ma edizione, sulle musiche di Fleurie.
I Paesi della 28. edizione
Austria, Belgio, Bosnia Erzegovina, Bulgaria,
Canada, Croazia, Danimarca, Emirati Arabi Uniti, Estonia, Finlandia, Francia,
Germania, Georgia, Grecia, Iran, Israele, Italia, Lettonia, Lituania,
Macedonia, Messico, Montenegro, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito,
Repubblica Ceca, Romania, Russia, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Stati
Uniti d’America, Svezia, Svizzera, Ungheria.
I luoghi del festival
Sala Tripcovich (Largo Città di Santos, 1)
Teatro Miela (Piazza Duca degli Abruzzi, 3)
Magazzino delle Idee (Corso Cavour 271)
Antico Caffè San Marco (Via Cesare Battisti, 18)
Registi, attori e
produttori presenti al festival incontrano il pubblico e la stampa, il 21 e poi
ogni giorno dal 24 al 28 gennaio, alle ore 11:00.
Sala Stampa c/o Mediateca
la cappella underground (via Roma, 19)
Il 28. Trieste Film Festival è
stato realizzato con il patrocinio di Comune
di Trieste, Direzione Generale per il Cinema - Ministero dei Beni e delle
Attività Culturali e del Turismo, Consolato Generale della Repubblica di
Croazia di Trieste; con il contributo di Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Direzione Generale per il Cinema - Ministero dei Beni e delle Attività
Culturali e del Turismo, Comune di Trieste,
CEI - Central European Initiative; con il sostegno di Le Fondazioni Casali - Fondazione Benefica
Kathleen Foreman Casali, Fondazione
CRTrieste, Promoturismo FVG,
Istituto Polacco - Roma, Institute
of Documentary Film - Praga, Centro Ceco – Milano; con la collaborazione di
Fondo Audiovisivo FVG, Sncci Sindacato
Nazionale Critici Cinematografici Italiani, When East Meets West, La Cineteca
del Friuli, Fondazione Teatro Lirico
Giuseppe Verdi - Trieste, La
Cappella Underground, FVG Film
Commission, Associazione Culturale
Mattador, Comunità Greco Orientale di Trieste, Associazione Casa del Cinema di
Trieste, Teatro Miela Bonawentura, Magazzino delle Idee, Associazione Corso
Salani, Osservatorio Balcani e Caucaso, MidPoint International Script
Development Program, Associazione Cizerouno, Narodna in študijska knjižnica -
Trieste, Biografilm festival, Claimax.
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Filoxenia, Tipografia Menini, Caffé Teatro Verdi, Antico Caffè San Marco,
Parovel, Container_120, Ristorante Pepenero Pepebianco, 040 Social Food, Draw
Food, Ristorante Antico Panada, Giardino Tergesteo, Ristorante Mimì e Cocotte,
Erasmus Student Network - Trieste, Immaginario Scientifico, Atelier Home
Gallery, Mlz Art Dep, Muggia Teatro, Ideando Pubblicità, Spin, Eventival.
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AFIC Associazione Festival Italiani
Cinema.
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