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sabato 28 gennaio 2017

"PORCILE" con la regia di Valerio Binasco al Teatro Menotti 2/12 febbraio

Dopo aver debuttato al 58 Festival dei 2Mondi di Spoleto,dal 2 al 12 febbraio arriva finalmente a Milano al Teatro Menotti PORCILE di Pier Paolo Pasolini con la regia di Valerio Binasco, una produzione del Teatro Metastasio Stabile della Toscana, coprodotta con il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia con la collaborazione del Festival di Spoleto.

L'approccio di Binasco a Pasolini è emotivo eantiaccademico. 

Del testo non sposa la causa della stravaganza lessicale, della metafora filosofica, politica o poetica, dei simbolismi, della caricatura alla Grosz, con al centro di tutto il personaggio di Julian come esempio di eroe moderno, afasico, straniato e odiosamente saccente. 

La scelta, piuttosto, è quella di raccontare Porcile come una storia, senza concettualismi, attenuando e mettendo in secondo piano satira, metafora e stile e cercando ciò che di realistico e umanamente semplice Pasolini ha nascosto dentro alle sue scene, come se fosse una commedia quasi normale, con "qualcosa di molto naif e borghese come una trama", resa da Binasco molto evidente, piena di profondità psicologica e, a tratti, anche commovente. 

Uno spettacolo tenero, con personaggi disperati e smarriti da scovare sotto le abili maschere e i trucchi letterari in cui li ha costretti Pasolini, non più portavoci dell'autore e nemmeno tipi sociali, ma semplicemente personaggi, cioè persone.

Non superficialità negazionista, dunque, ma profondo rispetto e voglia di confronto e incontro sulla scena, non un allestimento come pretesto per fare un bel discorso filosofico, ma necessità di leggere l'opera come un dramma vero e profondo. 

Anche se è scritto in modo anaffettivo e molto parodistico, Binasco cerca in esso le tracce di qualcosa di più intimo e fragile, in cui c'è perfino la pietà, una pietà che si avvicina alle soglie della tragedia classica, solo alle soglie però, perché in Porcile non ci sono eroi.

Sorretto dalla suspence, che lievita attorno al mistero di Julian, lo spettacolo procede in senso totalmente opposto allo straniamento e si concentra sul doloroso terzetto familiare, Julian, il padre e la madre – cui danno corpo Francesco BorchiMauro Malinverno e Valentina Banci– e sulla giovane Ida, vera vittima della storia, interpretatada Elisa Cecilia Langone.

In ognuno dei personaggi vive e pulsa un'ossessione che lo sporca di umanità, di sentimento: 
Julian è sporco della sua mostruosità e del senso di colpa e della paura che ne scaturiscono, soffre per la sua diversità inconfessabile in modo del tutto disarmato, isolato, è sempre solo dentro la rappresentazione, finché attua una svolta: decide di andarsi bene così com'è. 

Capisce che il sentimento che prova è amore e che, anche se si tratta di un amore ancora più inconfessabile e dannato di un vizio, è capace di liberarlo dal tormento della sua mostruosità. 

Quasi sereno si avvia verso una morte anonima, senza consolazione, senza eroismo;
il padre e la madre sono sporchi dell'amore per Julian e del dolore di non comprendere il suo disagio, si straziano, piangono lacrime per l'incapacità di accettare l'orrore della sua mostruosità, arrivando addirittura ad anteporla a quella di un ex criminale nazista, come se le colpe di quellofossero preferibili a una disgustosa sessualità, perché un crimine indigna, un degenerato sessuale disgusta. 

Dinnanzi al disgusto siamo inermi;
Ida è sporca dell'amore per Julian, del bisogno di sentirsi utile, del desiderio di fare un gesto eroico, di salvare Julian. È portatrice di primavera alla persona sbagliata.

Gli altri personaggi, l'amico fidato del padre Hans-Guenther, Franco Raveral'ex criminale nazista Herdhitze, Fulvio Cauteruccioil contadino Maracchione, Fabio Mascagni, e il servitore di casa, Pietro D'Elia, ruotano attorno a quel nucleo centrale di ossessioni e sporcizia umana per fare risaltare lo sguardo più intimo, disarmato, umano che Pasolini vi cela.  

E Binasco rintraccia quello sguardo intimo in un tema che non è tra i topoi della poetica pasoliniana, come se fosse un problema inconfessabile: l'amore per il Padre. 

È un amore immaginario, una mancanza, un incontro disatteso, un'agnizione clamorosamente assente in tutta l'opera pasoliniana. 

Non ci sono quasi mai padri nelle sue opere, solo in teatro se ne intravedono due, in Porcile e in Affabulazione, e sono padri dentro a una tragedia, quella di non riuscire mai ad incontrare il figlio, non ne sono capaci e si struggono per questo. 

Una traccia, questa, che conduce in un territorio molto diverso da quello che potrebbe venir fuori da un quadro di Grosz.

Le scene dello spettacolo sono di Lorenzo Banci, I costumi di Sandra Cardini, le luci di Roberto Innocenti.

Porcile è un dramma in undici episodi che Pier Paolo Pasolini ha scritto nel 1966 e che poi, nel 1969, ha trasposto nel film omonimo per raccontare l'impossibilità di vivere secondo le proprie coordinate, i propri istinti, preservando l'intima natura di sé stessi dal mondo cannibale. 

In Porcile la trama si sviluppa nella Germania del dopo nazismo, nel momento in cui la borghesia con il suo modo globalizzante di intendere la democrazia ha preso il Potere e lo gestisce.

Julian, figlio né ubbidiente né disubbidiente di una coppia della borghesia tedesca, trova nel porcile paterno un amore diverso e non naturale che, tuttavia, lui riconosce come scintilla di vita pura

La passione misteriosa che segna il personaggio fin dal suo ingresso diviene simbolo del disagio di chi non si riconosce nella società coeva e si rifugia in qualcosa di istintuale ma segreto.

Porcile non fa prigionieri. Condanna tutti, dal primo all'ultimo. 

Non c'è redenzione, non c'è possibilità di salvezza in questo mondo soggiogato in modo, oramai, antropologico. 

Non c'è speranza in questo porcile dove tutti mangiano tutto, dove il solo deve essere il tutto.

2 | 12 febbraio

Teatro Metastasio di Prato – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
con la collaborazione di Spoleto58 Festival dei 2Mondi

presentano

PORCILE
prima milanese

di Pier Paolo Pasolini
regia Valerio Binasco

scene Lorenzo Banci
costumi Sandra Cardini
musiche Arturo Annecchino
luci Roberto Innocenti

personaggi e interpreti:
Padre Mauro Malinverno
Madre Valentina Banci
Julian Francesco Borchi
Ida Elisa Cecilia Langone
Hans-Guenther Franco Ravera
Herdhitze Fulvio Cauteruccio
Maracchione Fabio Mascagni
Servitore di casa Pietro d'Elia



BIGLIETTERIA

PREZZI
intero 26,50 € (25,00  + 1,50  prevendita)
ridotto over 65/under 14 - 14,00 € (12,50 € + 1,50 prevendita)


 ABBONAMENTI

MENOTTI 10 spettacoli     150 € (abbonamento libero e strettamente personale)
MENOTTI   5 spettacoli  80 € (abbonamento libero e strettamente personale)



TEATRO MENOTTI
Via Ciro Menotti 11, Milano - tel. 02 36592544 - biglietteria@tieffeteatro.it

ORARI BIGLIETTERIA
lunedì e mercoledì 15.00 | 18.00
martedì, giovedì, venerdì 15.00 | 19.00
sabato 15.30 | 19.00
domenica 15.00 | 17.00 solo per la vendita della replica pomeridiana

Acquisti online
con carta di credito su www.teatromenotti.org


ORARI SPETTACOLI
feriali ore 20.30
mercoledì ore 19.30 (tranne le prime ore 20.30)
domenica ore 16.30


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