Verso la fine del 1956 Jean Genet conobbe un giovane artista del circo, Abdallah Bentaga, al quale si legò in un rapporto che lo indusse a peregrinare per l'Europa.
Nel corso dei loro spostamenti Genet cercò di convincere Abdallah, che lavorava come giocoliere e acrobata al suolo, a salire sul filo da funambolo.
Lo plagiò sino a indurlo a sottoporsi a un estenuante allenamento.
Su un foglio di carta disegnò anche un numero segnandone i passi.
Il giovane algerino cadde dal filo una prima volta nel 1959, ma vi risalì.
Si unì alla compagnia del Circo Orfei per una tournée in Kuwait. Ma ricadde una seconda volta e fu la fine della sua carriera.
Genet era convinto di aver realizzato con Abdallah, suo doppio narcisistico, una sorta di capolavoro che l'imperizia e la debolezza del ragazzo mandò in malora, come scrisse a un amico.
Nel febbraio del 1964 Abdallah inghiottì un barbiturico e si tagliò le vene.
Sette anni prima Genet aveva scritto per lui e su di lui un piccolo poema in prosa, Il funambolo.
È uno dei testi più belli dello scrittore, uno dei suoi più sfavillanti, dove mette allo scoperto la sua estetica ma anche la sua erotica.
Si tratta di un grande inno alla Poesia della creazione artistica, al coraggio degli artisti che rischiano tutto per regalare un poco di bellezza, camminando da sempre sul filo del tempo.
Un attore interpreterà il ruolo di Jean Genet, (Andrea Giordana), un secondo attore (Giuseppe Zeno) il ruolo del funambolo, due danzatori voleranno sulle note della meravigliosa musica di Marco Podda, accompagnata dalla voce di Melania Giglio.
Questo progetto prevede l'incontro di diverse discipline artistiche, (teatro di parola, danza, circo, musica) tese alla realizzazione di uno spettacolo di emozione pura, di levità mozartiana, di luce abbagliante.
Il teatro qui diviene sfida metafisica , atto poetico attivo, forza dirompente tesa ad "infrangere la barriera che ci separa dai morti".
Cosa significa oggi salire sul filo ?
Qual è la funzione dell'artista oggi? Cosa significa parlare di Poesia oggi?
Lo spettacolo è immerso nel buio della stanza del poeta, la "stanza dell'immaginario", la "scatola nera" della sua mente dove appaiono figure cristalline, creature di altri mondi, ossessioni che visitano brevemente il nostro tempo sospese nell'aria: danzatori, funamboli, violinisti con i piedi immersi nel latte.
Sono fantasie di poeta, ossessioni di purezza di uno strano incantatore.
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