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lunedì 8 febbraio 2016

Teatro Eliseo: Gabriella Pession, Stefania Rocca, Serena Rossi, Paola Turci, Pamela Villoresi e Massimo Poggio per il dibattito La maternità è altrove

Eliseo Cultura
Mercoledì 10 febbraio 2016, ore 20.00
Teatro Eliseo
Ingresso libero
La maternità è altrove
Sei personaggi in cerca di risposte

Mise en éspace
Gabriella Pession, Stefania Rocca, Serena Rossi, Paola Turci e Pamela Villoresi e con Massimo Poggio

Drammaturgia di
Emilia Costantini
Tratta da interviste di Margherita De Bac e MonicaRicci Sargentini

Segue dibattito
Gilberto Corbellini, filosofo ed epistemologo
Tommaso Giartosio, scrittore e conduttore di FahrenheitRadio3 Rai
Assuntina Morresi, consigliera del Ministro della Salute, Comitato Nazionale per la Bioetica e giornalista
Ritanna Armeni, giornalista, scrittrice e conduttrice
Pamela Villoresi 

Modera
Franca Fossati, giornalista


Per la prima volta il teatro si apre al dibattito su di una materia di fondamentale importanza civile e sociale. Per la prima volta il prestigioso palcoscenico del Teatro Eliseo diventa luogo deputato per un sereno confronto sul complesso e delicato problema della fecondazione eterologa e maternità surrogata, ovvero il cosiddetto utero in affitto. Un problema dilagato nella cronaca quotidiana a livello non solo nazionale, bensì mondiale.

Un evento promosso dal blog del Corriere della Sera27esima ora che prevede la mise en éspace di un testo, La maternità è altrove Sei personaggi in cerca di risposte, interpretato da Gabriella Pession, Stefania Rocca, Serena Rossi, Paola Turci e Pamela Villoresi e Massimo Poggio. La drammaturgia è stata realizzata da Emilia Costantini, giornalista critico teatrale del Corriere della Sera e scrittrice, sulla base di vere affermazioni tratte da interviste e servizi firmati da Margherita De Bac e Monica Ricci Sargentini, pubblicati sul Corriere negli ultimi mesi. 

I personaggi del testo, infatti, sono i seguenti: la madre surrogata, la madre intenzionale (o ricevente), la donatrice, la figlia dell'eterologa, cui si aggiungono un marito divorziato e un finto spettatore. Le loro battute sono tutte assolutamente vere, tratte dalla realtà, nulla di inventato, dunque, ma solo drammatizzato. Si tratta quindi di un'assoluta novità: lo spazio scenico si tramuta in spazio di discussione reale, a disposizione di vere ed impellenti istanze sociali.

Alla mise en éspace segue il dibattito, aperto al pubblico in sala, cui partecipano tra gli altri, Gilberto Corbellini, filosofo ed epistemologo, Tommaso Giartosio, scrittore e conduttore del programma Fahrenheit di Radio Rai 3, Assuntina Morresi, consigliera del Ministro della Salute, Comitato Nazionale per la Bioetica e giornalista, Ritanna Armeni, giornalista e conduttrice tv e la stessa Pamela Villoresi che racconterà la sua personale esperienza di <nonna surrogata>. Modera Franca Fossati, giornalista.

Lontano dalle solite risse televisive, che da mesi affollano il talk show, lontano dalle piazze scomposte e dissennate, il teatro si riposiziona dunque al centro della polis nell'accezione più alta del termine. Il tema trattato, infatti, merita rispetto e non le baruffe più o meno mediatiche cui siamo abituati. Non si tratta infatti di un semplice argomento di stretta attualità. Il ricorso alla fecondazione eterologa e/o alla maternità surrogata è piuttosto una modalità per generare figli con cui ci si dovrà confrontare nel presente e nel futuro, quindi si imporrà sempre più all'attenzione internazionale. Per molte coppie eterosessuali accedere a queste pratiche sanitarie rappresenta l'ultima spiaggia: vi arrivano dopo aver tentato vari cicli di fecondazione assistita, dopo aborti spontanei ripetuti o interventi non riusciti. Per le coppie omosessuali è invece l'unica e sola opportunità per accedere alla genitorialità, se si esclude l'adozione che, in Italia, è a loro preclusa. 
Insomma, una questione assolutamente trasversale, che abbraccia ambiti sociali, culturali, persino confessionali molto diversi e che riguarda ormai centinaia di coppie ogni anno. Una querelle che non troverà, in breve tempo, una facile soluzione e su cui vale la pena di riflettere. E il teatro, ancora una volta, si propone proprio come luogo qualificato di riflessione.


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