Caro Matteo,
é con grande rammarico che mi appresto a scriverti.
Mi permetto di darti del tu perché sei più giovane di me e perché vedo le tue politiche molto vicine.
Voglio portare alla tua attenzione il destino del nostro teatro: il Gran Teatro di Roma. Non avendoti mai visto ad un nostro spettacolo vorrei raccontartelo brevemente.
Il Gran Teatro, è stato costruito sulla via di Tor di Quinto nel 2002, con l'utilizzo esclusivo di risorse private e, dopo 9 anni, nel 2011 è stato delocalizzato dal Comune di Roma nell'area assegnata a Saxa Rubra.
Con i suoi 3040 posti a sedere, è il teatro più grande d'Italia, con all'attivo numeri da record. Dal 2002 ad oggi sono state fatte oltre 1.154 repliche, tra musical, concerti e pieces teatrali, a cui hanno assistito più di 2.230.000 spettatori. Inoltre, le sue particolari caratteristiche tecniche, consentono di ospitare grandi produzioni che altrimenti non troverebbero spazi adeguati.
La presenza del Gran Teatro, nelle aree periferiche di Roma, ha permesso la "bonifica" di territori soggetti al fenomeno di discarica abusiva, restituendogli decoro e prestigio, là dove, come nella seconda area, ha occupato uno spazio che in passato era un campo nomadi abusivo.
Oggi, a causa di problematiche sorte di recente con il Municipio XV, abbiamo dovuto interrompere le attività del Teatro e rischiamo la chiusura.
Non voglio entrare nel merito delle questioni amministrative, queste sono assurde e la cose è seguita dai legali, voglio, però, parlare dell'interesse del nostra paese per la cultura, per le periferie e per l'occupazione dei giovani.
Questi sono tutti temi centrali delle politiche del tuo Governo, ma che a Roma, da anni, le diverse amministrazioni fanno fatica a recepire.
D'esempio il fatto che, in questo ultimo anno e mezzo, andando in giro per gli uffici dell'Amministrazione pubblica, arrivava il "problema Gran Teatro": mi piacerebbe vivere in un paese in cui, un teatro privato, non sia un "problema" ma una grande opportunità.
Ritengo che, in questa delicata fase socio economica, occorra trattare alcuni settori della nostra società in modalità straordinaria: mi piacerebbe che alcune questioni fossero messe su binari preferenziali, e che possano essere aperte porte anche a spallate.
Per esemplificare la nostra situazione, oggi le leggi e gli ordinamenti del nostro paese equiparano la nostra tensostruttura ad una qualsiasi altro edificio commerciale e si intrecciano, a questo punto, temi urbanistici, amministrativi e burocratici.
Da 15 anni noi non facciamo altro che fare cultura, in una zona periferica della nostra città, senza chiedere alcun contributo pubblico.
Per fare questo, abbiamo compilato e sottoscritto faldoni pieni di carte, ho subito un processo penale per abusivismo edilizio (terminato con la mia innocenza), ed ora il Comune avanza una richiesta di quasi 1.200.000,00 euro per il pagamento di occupazione di suolo pubblico per 9 mesi di attività.
Sono combattuto tra il mettermi a ridere o mettermi a piangere, ma vince la mia natura e quindi sono semplicemente indignato!
Ritengo che, i recenti fatti di mafia capitale, contribuiscano ad una sfrenata "caccia alle streghe" e che quindi condizionino i comportamenti di tutti i funzionari e i burocrati delle nostre amministrazioni, centrali e periferiche, ma così il nostro paese non potrà mai ripartire.
È qui che deve intervenire il coraggio della politica e che ci deve essere l'impegno degli amministratori per rendere fattibile tutto quello che può portare bene all'Italia.
Non si tratta di infrangere le leggi, o cose simili, ma si tratta solo di applicare il buon senso e l'amore per il nostro paese. Si tratta solo di mettere i cittadini ed i cittadini imprenditori nelle condizioni di ripartire e di rialzare la testa.
La chiusura del Gran Teatro sarebbe una sconfitta, non solo per la città di Roma ma per tutta l'industria culturale e creativa Italiana.
Firmato
Giuseppe Viggiano (legale rappresentate della Grandi Teatri Srl)
Nessun commento:
Posta un commento