TODO CAMBIA
viaggio intimo con Mercedes Sosa
Con Maria Letizia Gorga
Musiche eseguite ed arrangiate da
Stefano De Meo (pianoforte) e Pino Iodice (chitarra)
Villa Guglielmi
Via di Villa Guglielmi – 00054 - Fiumicino (RM)
Franzina Ancona, “Attualità”
Nel piccolo teatro gremito di gente, per una sera, tutti gli spettatori, anche se per poco meno di due ore, si sono sentiti coraggiosi, intrepidi e pieni di speranza come lo è stata Mercedes Sosa nella sua vita, grazie a Maria LetiziaGorga.
Teresa Corrado, “Cultur Social Art”
Tullia Ranieri, “Art (a part of) culture”
Un’emozione sonora e interpretativa che ha accompagnato la serata, nella prima nazionale di uno spettacolo, “Todo cambia viaggio intimo con Mercedes Sosa”, interpretato da una strepitosa Maria Letizia Gorga, artista che unisce la bravura interpretativa ad una splendida voce. È lei che dal palco, accompagnata anche da due giovani musicisti Stefano De Meo al pianoforte e Pino Iodice alla chitarra, ha ammaliato e trasportato il pubblico in un altro paese, in un altro contesto dove la necessità di essere eroici e coscienziosi, prende il sopravvento su ogni altro sentimento.Durante lo spettacolo, coinvolti dall’interpretazione dell’eroina sulla scena, non si può non emozionarsi, ridere e sorridere, amare e soffrire insieme alla Gorga che esprime tutti questi sentimenti non più lontani ma vicini. Restano accanto allo spettatore come il senso di cambiamento che arriva dal palco. Un’interpretazione ricca e commovente che ha imprigionato gli spettatori attenti ascoltatori, facendoli partecipi di applausi e suggestioni uniche, come solo i grandi artisti possono regalare al proprio pubblico.
Bellissima anche l’alternanza di musica e parole in una scenografia che dato alla musica e al racconto la parte principale, senza artifizi, perché la senti correre tra palco e pubblico, quella elettricità che dona speranza e coraggio di dire che todo cambia.
Sissi Corrado, “Freetime”
Un inno alla vita. Un canto d’amore, passione e dolore, come tutta la sua vita. Mercedes Sosa rivive sul palco del teatro Lo Spazio di Roma grazie a Maria Letizia Gorga, brava attrice e sorprendente cantante, e al testo di Pino Ammendola, coraggioso sperimentatore delle scene teatrali. La grande artista argentina, che divenne il simbolo della lotta al feroce regime dittatoriale che la confinò in esilio per tre lunghissimi anni, e ideale madrina della testimonianza civile e toccante delle Madri di Plaza de Mayo, assume la presenza scenica della Gorga per raccontare e cantare la sua vita emozionando, divertendo e commovendo grazie al suo temperamento di donna con “los cojones”. (…) Teatro di narrazione intimamente legato a quello musicale. Un riuscitissimo esempio di come si possa emozionare e commuovere quando si unisce l’intensità di un testo con quella di un’interprete adeguata.
Paolo Leone, “Corriere dello spettacolo”
Miriam Comito, “Miriam e le arti”
Probabilmente, come si avverte dal superlativo omaggio che Maria Letizia Gorga e Pino Ammendola rendono a Mercedes a cinque anni dalla sua scomparsa, l'umano destino della donna e dell'artista "erano racchiuse nella sua inconfondibile voce" i cui timbri, tonalità, estensioni ed aspirazioni sono restituiti dalla superba interpretazione della Gorga in una sorta di (travagliata, miracolosa) mimesi intellettiva ed emotiva (rispetto al modellooriginario), ove si equilibrano, con millesimale dialettica, sia l'elemento del 'distacco critico', sia quello del 'vigore immedesimato'. Attraverso un'alternanza di monologhi, raccordi, esecuzioni di alto profilo empatico\ stilistico in cui la regia di Ammendola ha modo di enucleare i momenti topici della vicenda umana della Sosa: dall'infanzia poverissima (in una famiglia riscaldata dall'amore dei genitori e dei fratelli) al precocematrimonio con Manuel Oscar Matus, dalla nascita dell'amatissimo figlio sino ai giorni 'dell'abbandono' (la grave forma di bipolare depressione che la 'perseguitò' sino alla fine), appena riscattati dal trionfale ritorno in patria e dalla possibilità di tornare ad esibirsi nei teatri di Buenos Aires conosciuti da ragazza. (…) Maria Letizia si adopera (non risparmiandosi) con autorevolezza ed eclettico talento in un percorso identitario di donna e musicista che non conosceva intimi confini di sdoppiamento, di ambivalenza, quindi laica sacerdotessa in ampio abito scuro (di 'lutto e rinascita interiori') che evolve – per smagliante performance- in acquisizione del più ambìto riscattoesistenziale: 'sopravvivere' a se stessi mediante il ricordo e gli 'strumenti' (i 'tre talenti') messi a frutto durante il passaggio terreno.
Angelo Pizzuto (“Sipario”)
Gloriana Giammartino (“Newsgo.it”)
Scegliere di portare in scena la vita di Mercedes Sosa denota coraggio e un forte senso civico, come è arrivata la proposta e come la ha accolta?
Tutto è iniziato tre anni fa quando uscì la prima biografia in Italia su Mercedes Sosa di Rodolfo Braceli, edita da Perrone editore, che ha riacceso la mia passione per Mercedes e per la cultura sudamericana. Da tempo condivido con Pino Ammendola, autore e regista teatrale, un viaggio nell’universo femminile attraverso racconti in musica di donne che hanno lasciato un segno nella storia. Dalla figura di Dalida che ho celebrato negli anni passati, il passo verso la Sosa è stato naturale. In più qui ho trovato un’urgenza di temi reclamata dal nostro delicato momento storico.
Tutto lo spettacolo è incentrato su di lei, cosa condivide Maria Letizia di Mercedes ?
Mercedes era una cantora popular, una pasionaria che usò la propria voce come strumento di liberazione del suo popolo, per dare voce a chi non ne aveva. Mi piace pensare di dare anch’io voce a ciò che non deve essere dimenticato, a ciò che é bello, urgente ed emozionante ricordare, sperando così di riaccendere il nostro senso di partecipazione ad un rito collettivo teatrale che é anche civilmente e socialmente utile. Il nostro mestiere di attorioggi ci impone anche di riattivare un senso critico che svegli le nostre coscienze, un po’ sopite.
La musica è parte integrante dello spettacolo ma anche di molti altri suoi lavori, anche lei come Mercedes ha imparato prima a cantare che a parlare?
In realtà ho imparato prima ad ascoltare. In casa mia regnava sempre la musica, ed essendo figlia di una pianista ero cullata da Chopin e Beethoven direttamente dalle mani di mia madre. Ho capito solo già da attrice che il canto non era separabile dalla parola, che se volevo raccontare qualcosa lo dovevo fare nelle pieghe della musica, unica capace di colpire direttamente al cuore. Gli incontri con Maestri come De Simone, Piovani, Mazzocchetti, Razzi, Barra, mi hanno confortato ed aiutato in questa certezza. Oggi grazie alla collaborazione feconda con i musicisti con i quali ‘viaggio’ posso tentare di raccontare meglio le mie ‘favole’ . In questo spettacolo, da cui é stato tratto anche un cd, dal titolo Viaggio intimo con Mercedes Sosa, Stefano De Meo (alpianoforte) e Pino Iodice (alla chitarra) , mi accompagnano e dialogano con me in un filo ininterrotto di emozioni, grazie anche ai loro meravigliosi arrangiamenti musicali.
Oggi il razzismo è uno dei più preoccupanti drammi sociali e i più poveri sono visti più come nemici che come compagni da proteggere, lei crede che il teatro è la cultura possano ancora “educare” a una visione diversa della vita?
Io credo che il teatro può abbattere barriere insormontabili attraverso la conoscenza e il rispetto delle diversità. Noi diffidiamo sempre di ciò che non conosciamo e che ci sembra temibile, poco rassicurante per le nostre vite ‘tranquille’. In realtà abbiamo paura solo di ciò che abita oltre le colonne d’Ercole e che ora bussa alle nostre porte. Se come Ulisse avessimo navigato molto in mari sconosciuti alla scoperta delle loro bellezze, oggi anche noi faremmo fatica a tornare a casa perché la nostra vita sarebbe un viaggio meraviglioso. Non dimentichiamoci però che alcuni nostri ‘fratelli’ sono costretti a viaggiare per scappare da guerre, malattie, disagi e povertà…aprire le porte del cuore è un dovere umano.
Luchino Visconti nel Gattopardo fa dire al principe Tutto cambia perché tutto resti com’è, Mercedes invece dice Todo Cambia con una velata speranza di riscatto per gli ultimi, lei come si pone rispetto ai mutamenti socio-culturali?
Credo che quello che non cambia tende sempre a peggiorare…dobbiamo fare spazio per accogliere tutto il nuovo che arriva, con coraggio e stupore. Credo che, come diceva Che Guevara, la rivoluzione deve cominciare dentro di noi. I nostri sogni sono più potenti delle nostre disillusioni, delle nostre paure, delle nostre piccole prigioni mentali. Credere nell’amore come unica religione di vita produce miracoli prodigiosi verso il cambiamento…perquesto Mercedes ringraziava la vita nel riso e nel pianto con le parole di Violetta Parra, in un vero e proprio inno alla gioia. Così mi piace fare anche a me ogni sera, con il mio pubblico…gracias a la vida!
Un servizio televisivo dello spettacolo è reperibile al link:http://www.meridiananotizie.it/2014/11/cultura/video-pino-amendola-porta-in-scena-la-vita-e-la-musica-di-mercedes-sosa-detta-la-negra/
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